Salve a tutti! Mi chiamo Acacia, e sono una Beccaccia ghiotta di miele… d’acacia. Ci tengo subito a sottolinearlo (nel caso ne aveste un barattolino proprio lì, a portata di mano…!), così da aiutarvi anche a trovare la mia casetta. Indovinate un po’! Anche quella si trova proprio tra le fronde di un maestoso albero di acacia! Così non corro mai il rischio che le api si ritrovino senza i suoi fiorellini, e non possano produrre il mio adorato miele.
Vi dirò di più, mi occupo personalmente di tutto il lavoro che c’è dietro a ogni barattolo di nettare dorato. Se venite a farmi visita, un giorno o l’altro, potrete vedere con i vostri occhi il mio piccolo laboratorio.
Per chi non l’avesse ancora capito, sono una Beccaccia apicoltrice. E di prim’ordine! Ho passato mesi a fare da apprendista presso gli esperti apicoltori di tutta l’Umbria. Da Corciano, a Panicale, fino a Montecorona, in direzione del confine toscano. Ogni zona ha il suo polline unico e prelibato: è il bello della varietà che ci regala la natura (che voi umani chiamate “biodiversità”, e che fareste proprio bene a proteggere…). Tra tutti quelli che ho assaggiato, però, il mio miele preferito rimane quello d’acacia. Cristallino, giallo pallido, e costantemente liquido. Perfetto su quelle briciole di pane che qualche saggio bambino lascia cadere sul sentiero, sperando di attirare un amico uccellino. Perfetto anche d’estate, per accompagnare una frittura di insetti di lago, oppure con un vermetto fresco di giornata. Ma la sua “morte” rimangono le uvette secche. Uvette dolci e zuccherine, rese ancora più gustose se intinte con la zampa nel barattolo di miele. Le mangerei a ogni ora: dalla colazione, alla cena! Parlando di varietà (prendete nota, così sapete già cosa mettermi sotto l’albero per Natale…), vanno bene l’uvetta sultanina, o quella bianca e gigante. La mia preferita, però, è l’uvetta di Corinto. Mica facile trovarla, qui, sul Trasimeno! Corinto (la cartina dice che si trova in Grecia) è a un bel po’ di chilometri da qui: troppo lontano per andarci in volo. E i mercati del posto, purtroppo, sembrano non aver ancora scoperto questa chicca in formato di chicco d’uva. Perciò, se mai vi capitasse di trovarla, ora sapete quanto mi farebbe piacere…
Torniamo alle api, e al mio lavoro di apicoltrice. Intanto, per trovare il mio laboratorio-casa, dovete inoltrarvi tra i sentieri del bosco che porta in direzione del Toppo. Ad un certo punto, dopo un breve tratto di radura, lasciate la via maestra, e salite sulla destra. Vedrete la mia meravigliosa acacia, sempre ben annaffiata e potata dalla sottoscritta. Non sia mai che faccia una fioritura di qualità scadente, che vada a rovinare il mio miele d’annata!
Proprio lassù, tra il fogliame fitto, ho costruito il mio pied-à-terre. Con tanto di stanzino laboratorio, che fa da vera fabbrica del miele. Attorno, infatti, potete ammirare le casette delle mie api operaie, in cui depositano continuamente il polline raccolto nei dintorni. Siamo una vera azienda apistica (come dite voi), con tanto di contratto a tempo indeterminato per le mie lavoratrici alate. Loro se ne vanno in giro alla ricerca del polline più gustoso, lo lavorano come sanno fare bene, e io mi occupo del resto. Periodicamente, prelevo il miele prodotto, lasciando intatta la parte che non mi spetta. Qui siamo animaletti onesti e solidali! In più, tengo pulite le loro case, e mi assicuro che abbiano abbastanza cibo durante l’inverno. Si può proprio dire che io e le api viviamo in “simbiosi” perfetta (che significa “aiuto reciproco”, per chi non l’avesse mai sentito dire…).
Il risultato? Un’ottima produzione di miele locale per tutto l’anno. Il migliore del posto, a detta degli abitanti del bosco. Potete acquistarlo anche voi, proprio nella mia casetta, che fa da laboratorio, quanto da negozio. Oppure, se non aveste tempo di venire a farmi visita di persona, potete sempre rivolgervi all’edicola del paese. Sembra un’edicola, e l’insegna lo conferma, ma non lo è completamente. O meglio, non lo è soltanto! Vende giornali e riviste, e, accanto, miele e infusi aromatici. E non un miele qualunque; il mio miele! Anche se non lo può dire in modo esplicito. Altrimenti, i turisti stranieri non ci crederebbero mai, e prenderebbero poco sul serio tutto il lavoro fatto da una Beccaccia come me…
Volete sapere le varietà che produco? L’acacia credo di avervela già citata anche troppo; poi non mancano il girasole, il tarassaco e l’erba medica. Tutti i fiori che ricoprono i campi del luogo nelle diverse stagioni, insomma. Ah, certo, c’è anche il millefiori. Un classico che non è mai uguale a se stesso. Ogni annata è diversa e irripetibile; si può solo tirare a indovinare quale consistenza avrà questa volta.
Credo di aver parlato anche troppo di miele… sarete stanchi di sentirlo nominare. Spero, almeno, che siate anche desiderosi di assaggiarlo al più presto! Quando inizio a parlare (di miele, ma non solo), non la finisco più. Colpa del mio beccaccio troppo lungo, che non sa stare zitto facilmente. Se passate per i boschi, soprattutto in primavera, quando sono più sveglia e scattante, mi sentirete di sicuro. Di più, se aveste voglia, chiamatemi, e verrò a tenervi compagnia durante il tragitto. Si trova sempre un buon argomento di cui parlare. A cominciare dal miele. Non solo di quello, non vi preoccupate. Ad esempio, potremmo parlare di granelli di polline. Sono ottimi sciolti nello yogurt, o uniti a una macedonia di stagione…
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