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Grechetto

Il vino a parole

Il nome di questo vitigno tipico dell’Umbria sembra subito richiamare la Grecia… chissà perché! Eppure, tra i colli perugini è anche conosciuto con certi curiosi nomignoli,, come “Strozzavolpe”, in ricordo di una storiella bucolica locale. Si racconta, infatti, di una volpe furba e golosa di uva Grechetto, che riusciva sempre a scampare ai cacciatori. Ci pensò un principe a coglierla in fallo, tendendole un agguato notturno in cui rimase “strozzata”. Da qui il nome del vitigno in questione.

Tornando all’etimologia che guarda al Mar Egeo, questa potrebbe essere davvero memoria di un’antichissima importazione dalla Grecia di quest’uva. Occorre risalire ai tempi in cui Orvieto (allora città etrusca chiamata Velzna) era un fiorente polo commerciale e artistico umbro, dove sorgeva il Santuario delle dodici città etrusche federate. Ogni anno, presso questo luogo si teneva una festa religiosa, che richiamava avventori da ogni dove, attirati dai mercati e dalle fiere organizzati per l’occasione. È assai probabile che, tra i mercanti desiderosi di fare affari, qualcuno portasse anche prodotti agricoli, vino e… tralci di vite. Tralci che attecchirono ottimamente sul suolo locale, trovando una nuova dimora favorevole, e dando origine alla coltivazione del Grechetto anche in Italia.

A ulteriore riprova della parentela stretta tra il nostro Grechetto e il vino greco, possiamo dire che entrambi sono caratterizzati da un’elevata dolcezza zuccherina. Gli Antichi Greci, infatti, erano soliti bere un vino molto dolce: il Nettare degli Dei (chiamato anche Ambrosia), che le fonti ci descrivono come qualcosa di assai simile al miele. Di più: il termine “Ambrosia” contiene la radice semitica “mbr”, che richiama l’ambra… esattamente il colore del vino passito, tutt’ora fatto con l’uva in questione.

Oggi, dunque, uva “greca” (con le varianti del caso) è sinonimo di gusto molto zuccherino, predisposizione per l’appassimento (anche se il Grechetto è più propenso al diventare secco) e buccia piuttosto spessa.

Partendo proprio dalla buccia degli acini di Grechetto, la descriviamo di colore giallo-verdognolo, e molto pruinosa. La si raccoglie a partire da metà settembre, in un’area geografica che ha il suo cuore pulsante nell’Umbria, per poi estendersi attorno in Toscana e Marche. 

Il vino trattiene in sé le tinte paglierine e intense dei frutti, che accompagnano il bouquet di profumi tipicamente mediterranei. Si sentono note di pesca, e frutta estiva, con accordi di zenzero e miele d’acacia. Tutti sorsi assai zuccherini, di tanto in tanto interrotti da fiori di biancospino e mandorle dolci. Ne deriva un’Ambrosia calda, piena e fruttata, che ben si abbina alla cucina del Mare Nostrum, come alla cacciagione orvietana.

… calore destinato a lasciare un amabile finale pungente in gola: tutta colpa dell’eccesso di nettare zuccherino. 

Abbinamenti

Zuppa di pesce e pesce bianco di lago

Con la sua anima dolce e fruttata non può che accompagnare le carni lacustri e delicate del pesce di lago: si valorizzano l’un l’altro.

Coniglio all’orvietana

Una versione più sapida e dell’accesa mineralità si abbina bene al coniglio e al suo aroma selvatico.

Formaggi morbidi ed erborinati

Dolce si sposa con dolce: vino zuccherino e latte cagliato, dalla consistenza cremosa e stagionata. Il fresco ripulisce la bocca dopo ogni boccone, lasciando il finale al sapore di frutta.

Etichette degustate dalla Risolartista

Arnaldo Caprai  2019 – Grecante Colli Martani DOC 

Il Colore

Giallo pallido, con una punta di verde. Pensate alla scorza di limone, non ancora completamente matura: qui si declina in una versione trasparente e cristallina. 

Il Profumo

La pesca noce gialla è la prima a emergere da quel liquido che pare un po’ tinto del suo succo. Poco dopo, il primato aromatico è conteso con il kiwi e il maracuja, che completano la macedonia esotica. Qualche nota floreale, ricca di polline odoroso, campeggia di tanto in tanto, accompagnando il sentore finale di zenzero piccante.

Il Gusto

Da buon parente stretto dell’Ambrosia divina, questo vino si caratterizza per una dolcezza intensa e fruttata, che permane lungo tutto il sorso. Finché il sapore è trattenuto in bocca, la pesca gialla, unita ad albicocche asprigne, domina il gusto. Poi, quando il tutto scivola in gola, il ricordo è pungente e piccantino quanto lo zenzero grattugiato di fresco. Ne deriva un ensemble di dolcezza estrema, piacevolmente energizzata dal tocco aspro e quasi bruciante del tubero esotico in questione.

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