L’ultima domenica di luglio cominciò con un trillo del telefono.
Erano forse le otto e mezza del mattino, e il Nonno Sergio già annunciava il loro arrivo a Milano.
Dopo qualche settimana di sole e e di mare, i nonni facevano ritorno a casa. Viale Bacchiglione li attendeva con un sole neanche così caldo, che non faceva rimpiangere troppo il clima mite della Riviera.
Arma di Taggia aveva saputo regalare anche quell’anno una vacanza assai piacevole, ricca di sole e di sapori squisiti.
La vita da spiaggia dei nonni era ben conosciuta (e più volte sperimentata) dalla Risolartista. Tante erano le estati del passato, impresse nella sua memoria. Quelle settimane appena trascorse, come confermarono presto i racconti, non erano andate diversamente dal solito. Vedrò di darvi qualche spunto per potervele immaginare…
Come ogni vacanza al mare che si rispetti, le giornate ad Arma prevedevano dai due ai quattro andirivieni tra casa e spiaggia, a seconda del tempo e degli impegni. Un quarto d’ora di andata, e uno di ritorno. Moltiplicate per due, e otterrete l’oretta di cammino media richiesta per starsene sotto l’ombrellone.
Poi, c’era tutto il resto di contorno.
Contorno che, se per nipoti e relativi amichetti, era fatto di bagni in mare, giri in bici, e gelati serali, per i nonni significava soprattutto la spesa.
La spesa, sì. Non una spesa noiosa, sempre uguale, e vista come qualcosa di faticoso. Tutt’altro. Era una spesa piena di sorprese, di colori e di sapori indimenticabili.
Metà dei ricordi di Arma di Taggia della Risolartista, infatti, riguardavano proprio il momento della spesa. Era un tempo in cui i minuti passavano in un baleno, mentre ci si aggirava tra i negozietti e le cassette tutte imbandite. Era un tempo di chiacchiere a volontà, gustate ora con l’ortolano (il Signor Sandro), ora con la pescivendola. E poi, non mancavano gli altri ortolani, i Signori Ferraresi (secondi fornitori di frutta e verdura di fiducia), e l’allegra compagnia della macelleria.
Dunque, andare a fare la spesa era esattamente come andare in un negozio di colori per un pittore: uno dei momenti più piacevoli che potessero esistere.
Tanto più, visto che si portava sempre a casa qualche delizia dalle tinte vivaci e invitanti, che facevano venire fame solo a guardarle.
A parlare di shopping mattutino ad Arma di Taggia non si finirebbe più. Cominciava ogni giorno alle otto del mattino (alle sei, per i giorni in cui si doveva “conquistare” il pesce migliore appena pescato), per poi finire anche dopo le dieci. Si potrebbero scrivere libri solo su quello…
Tuttavia, ciò che qui ci interessa è quanto i nonni avevano acquistato durante la spesa del giorno prima di quell’ultima domenica di luglio, presso i loro fidatissimi Fratelli Ferraresi. Ossia, gli ortolani.
Si erano fatti preparare una decina di cassette piene di frutta e verdura freschissima, da portare a Milano, e distribuire a figli e nipoti.
L’ultimo shopping in Riviera della Nonna Ginia era stato decisamente più consistente del solito: ci si chiedeva giusto come fosse riuscita a far star tutto nel bagagliaio della macchina!
Misteri di spazio a parte, la Mini Cooper del Nonno Sergio, dalla croce rossa fiammante sul tetto (come lo stemma di Milano, a dir suo), riuscì a trasportare il carico fino a Viale Bacchiglione.
Ed erano le otto e mezza del mattino.
Con comodo, la Risolartista, la Mamma Monica e Artemisio, saltarono in sella, in direzione della casa dei Nonni. Non vedevano l’ora di andare a salutarli: erano ormai settimane che si sentivano solo per telefono!
Approfittando della mattina non troppo calda, il trio pensò bene di correre subito là, senza aspettare nemmeno il pomeriggio. Erano certi che la Nonna Ginia (operosa come al solito) fosse già alle prese con le pulizie, se non addirittura intenta a fare la sua famosa Conserva…
Era capitato varie volte che, appena arrivata a casa, si fosse messa a cuocere i pomodori datterini acquistati in Riviera, per fare la sua produzione industriale di Conserva. Nella sua cucina milanese, tutto era più comodo e pratico. Lì, infatti, vi ricordo che aveva a disposizione ben sei fornelli funzionanti…
Quel giorno, però, non la trovarono in cucina, ma giusto di ritorno dal balcone: l’aveva appena pulito tutto! E non dovete pensare a un balcone di dimensioni normali, bensì a un lunghissimo balcone che percorreva tutto il perimetro della casa. Anche quella volta, la Nonna Ginia non era stata con le mani in mano… colpa della sua maniacale precisione (che colpiva persino i balconi!):
C’era, in realtà, un secondo motivo per quella visita immediata. Il primo era sicuramente la voglia di riabbracciarsi (che fu soddisfatto appena chiusa la porta alle spalle). Il secondo, però, aveva il sapore e il colore della Riviera di Ponente.
La spesa di frutta e verdura fatta presso Signori Ferraresi, infatti, attendeva di essere consegnata ai destinatari. Chissà che cosa prevedeva la lista di quella spesa…
La Risolartista e Artemisio corsero in cucina, dove tutte le cassette erano state ordinatamente disposte (la Nonna era di una precisione maniacale, come già avete notato), quasi fosse la vetrina di un ortolano vero e proprio.
C’era di che scegliere: dalle pesche gialle, di un bel porpora screziato di arancio, alle dolcissime albicocche di Valeggia. Queste ultime, in particolare, erano tra i frutti preferiti dell’artista, e introvabili fuori dalla Riviera.
Poi, ancora, c’erano i pomodori cuori di bue, che venivano giusto dai campi attorno ad Arma di Taggia, e le percoche.
Il vero tesoro della Liguria, però, erano le zucchine trombette. Quelle erano ciò che la nipotina e il suo Bassotto stavano aspettando con più trepidazione.
Per chi non le avesse mai viste, si tratta di zucchine uniche nel loro genere, dalla buccia verdolino chiaro, e dalle forme tutte diverse e ricurve. Proprio come fossero le trombette di un elfo dei boschi! Il gusto, poi, è ancor più caratteristico: zuccherino, quasi fosse di un frutto e non di una verdura; con una nota screziata e acidula alla fine. Sono così tenere, che le si possono mangiare persino crude…
Ogni volta che vedeva le trombette, o le mangiava, lo spirito d’artista si emozionava, come fosse il primo assaggio. In più, erano così versatili, da andar bene con le linguine, con il pesce appena pescato, e anche con i porcini (altra delizia ligure). Un “pigmento” culinario che dava un tocco artistico a ogni ricetta.
Dopo aver ringraziato i Nonni per il regalo coloratissimo quanto buono, la Risolartista cominciò a scegliere i gioielli da portare a casa come bottino. Prese pesche, albicocche, pomodori, ma, soprattutto una montagna di trombette. Non capitava tutti i giorni di poter andare a fare la spesa, e riempire la borsa di simili ingredienti deliziosamente liguri… soprattutto per le vie di Milano.
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