La Basilica di San Lorenzo sorge su quella che, un tempo, era la “via per Ticinum” (per Pavia), meglio nota come Corso di Porta Ticinese.
Si tratta di un edificio paleocristiano, tra le più antiche chiese della città di Milano, risalente forse alla fine del IV secolo, o alla prima metà del successivo. In origine, la pianta aveva forma quadrata, con i lati “arrotondati” per la presenza di quattro esedre (spazi semicircolari). C’erano quattro torri, una a ogni angolo, e tre cappelle dalla forma ottagonale: Sant’Aquilino, Sant’Ippolito e San Sisto. Volendo dare un nome a questa particolare forma di complesso, la possiamo chiamare “chiesa tetraconca”, a motivo delle sue quattro pareti ricurve.
Ancora oggi, se vi apprestate a entrare nella basilica, vi ritroverete ad attraversare uno spazio aperto che ricorda un chiostro, o qualcosa di simile. Ebbene, si tratta di quello che fu un atrio, realizzato con colonne romane di reimpiego, unite da un architrave di epoca successiva.
Parlando della copertura, doveva essere costituita da una cupola ogivale, completata dalle semicupole (ossia mezze cupole) di ciascun’esedra. Il colonnato era a due piani, e le torri consentivano l’accesso alle gallerie superiori.
A differenza di come capitava spesso (per motivi di “raccoglimento” dei fedeli), si trattava di una chiesa molto luminosa, grazie alle ampie finestre del deambulatorio.
I materiali erano conci di pietra per i pilastri interni, e un esterno completato accuratamente con letti di malta bianca.
Anche se oggi non si direbbe, la Basilica doveva essere riccamente decorata, tanto da essere definita una delle “chiese più belle d’Italia”. Questa, almeno, era l’opinione del vescovo Verano ddi Cavaillon, che nel VI secolo doveva essere giunto in città come turista, ed era rimasto affascinato dal luogo in questione. Ma non era il solo: anche il vescovo di Alba ne esaltava la bellezza, specificando che si trattava di un edificio fatto di porfido e oro.
Da quel che dicono gli studi, i due vescovi non dovevano avere tutti i torti… San Lorenzo era davvero meravigliosa! Bisogna immaginarsi i pilastri ricoperti di marmi policromi, e mosaici preziosi, ad adornare la cupola e le cappelle, come testimoniano i materiali ritrovati. Tutti i decori erano giocati sui toni del blu, del verde, dell’azzurro e dell’oro. Anche i pavimenti non passavano anonimi: il corpo centrale era di marmo, i restanti a mosaico bianco e nero.
La Cappella di Sant’Aquilino:
La Cappella è composta da un atrio a forcipe e da un corpo ottagonale all’esterno, con una serie di nicchie rettangolari o semicircolari.
Anche questo ambiente doveva essere piuttosto lussuoso e decorato, con mosaici, marmi colorati e uno zoccolo con gli specchi. I ritrovamenti archeologici confermano tutto ciò. Ma la bellezza proseguiva i con fregi vegetali a bassorilievo, culminando, poi, nel mosaico, che ancora oggi si può in parte apprezzare. Eccolo: si notano i sei apostoli (solo i piedi!), con relativi nomi identificativi, nella parte superiore; sotto, invece, ci dovevano essere i Patriarchi delle tribù di Israele. Infine, santi martiri un tempo volavano sopra le nicchie.
Anche i catini (ossia l’interno delle coperture) delle nicchie erano ricchi di scene mosaicate. Oggi, possiamo ancora (quasi) vedere l’ascensione del Sol Invictus, rappresentata in un paesaggio montuoso, con tanto di cascatella, fiori e pastori. Altro catino “parlante” è quello che presenta un giovane Cristo imberbe, attorniato dagli Apostoli tra due specchi d’acqua. È l’immagine della “Traditio Legis”, nonché dell’ingresso in Paradiso: una proiezione del Regno di Dio promesso. Le lettere “alfa” e “omega” nell’aureola di Cristo ci richiamano eternità e salvezza, mentre quel “pentolone” in primo piano contiene i rotoli con le Sacre Scritture.
Quale poteva essere la funzione di questa Cappella? Forse, faceva da mausoleo imperiale, vista anche la presenza di un sarcofago, detto “di Galla Placidia”. Chissà che non fosse davvero la sua tomba…
La Cappella di Sant’Ippolito:
Anche questa Cappella doveva essere splendidamente decorata; tuttavia, ben poco è rimasto. Molto più interessante è ciò che si nasconde sotto il pavimento: è oggi possibile ammirare parte delle fondamenta dell’edificio, costruite su più strati. Facendo attenzione, vedrete dei blocchi squadrati, prelevati dal vicino anfiteatro romano (spogliato e usato come cava di materiali), come capitelli e pezzi di cornici.
Le Colonne di San Lorenzo:
Le Colonne della Basilica sono il monumento romano meglio conservato di tutta Milano. Gli elementi di marmo che le compongono ci fanno pensare a quanto dovesse essere grande l’edificio di provenienza: un tempio gigante, chissà?! Malgrado gli sforzi, la fonte rimane ancora ignota.
Tanti sono i misteri di San Lorenzo, sepolti in un passato di storia e meraviglia; le colonne non sono che una parte di questi.
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