LA STORIA
La Cappella Portinari è una delle cappelle annesse alla Basilica di Sant’Eustorgio (a Milano). Tuttavia, non risale affatto all’impianto originario dell’edificio, e neppure alla sua ricostruzione gotica. Volendo collocare la sua comparsa, occorre spingersi fino al XV secolo, in periodo rinascimentale.
Nel corso del Quattrocento, infatti, numerose famiglie nobili milanesi vollero farsi realizzare la loro personale cappella in questa chiesa a cui si sentivano molto legati. Il progetto più importante fu senza dubbio quello del fiorentino Pigello Portinari, direttore della filiale meneghina del banco dei Medici.
Come si può intuire dalla professione, i soldi non gli mancavano; pertanto, non badò a spese nel finanziare questa elegante cappella, coperta da una curiosa cupola ombrelliforme.
La funzione principale doveva essere quella di custodire le reliquie di San Pietro martire: un intento devozionale… ma soprattutto strategico. Facendo da mecenate, il signor Portinari sosteneva i Domenicani, e si assicurava il favore del governo cittadino.
Seconda funzione divenne presto quella di conservare anche le spoglie del suddetto committente.
L’EDIFICIO
La cappella ha una forma cubica, coperta da una cupola a ombrello, con pennacchi emisferici e tamburo. Si tratta di un emblematico esempio di esordio del linguaggio architettonico rinascimentale. Il nome dell’architetto non è esattamente certo: forse Guiniforte Solari, forse il Filarete… chissà?!
Ciò che conta, sono gli affreschi meravigliosi di Vincenzo Foppa…
GLI AFFRESCHI
Il ciclo di affreschi della cappella fu eseguito tra il 1462 e il 1468, da Vincenzo Foppa, noto pittore rinascimentale della Milano del tempo.
Queste sono le scene principali:
- L’Annunciazione
- L’Assunzione della Vergine
- Il Miracolo del piede risanato: miracolo che svelò le doti di taumaturgo di San Pietro.
- Il Martirio di San Pietro martire: egli, già colpito a morte, affermò la propria fede scrivendo con il sangue “credo”.
- Il Miracolo della nube: San Pietro fece comparire una nuvola di pioggia per dare refrigerio ai fedeli che lo stavano ascoltando. La scena avvenne proprio davanti alla Basilica di Sant’Eustorgio.
- Il Miracolo della falsa Madonna: San Pietro svelò l’inganno di un eretico cataro (che aveva convinto i fedeli a venerare una Madonna falsa), facendole comparire in testa le corna del demonio.
Le motivazioni dei soggetti scelti e dello stile pittorico sono da collegare ai Domenicani, abitanti della chiesa. Notate la prevalenza delle storie legate alla Madonna: i frati le erano molto devoti. Ancora, troviamo tre episodi della vita di San Pietro martire, membro stesso dell’Ordine. Per finire, altro carattere domenicano è la semplicità della narrazione, e la grande attenzione didascalica che il pittore dovette seguire.
CHI ERA SAN PIETRO MARTIRE?
Dopo aver sentito ripetuto innumerevoli volte il suo nome, viene spontaneo chiedersi chi fosse. Ecco, dunque, qualche breve cenno illuminante.
Pietro da Verona (1205-1252) fu un predicatore domenicano, che è ricordato soprattutto per la sua lotta contro l’eresia dei Catari.
Nel 1232, appunto, fu mandato in Lombardia per combattere gli eretici, stabilendosi nel convento di Sant’Eustorgio.
Alcuni sicari, però, lo assassinarono nel 1252, nella foresta di Seveso, evidentemente contrari alla sua rettitudine e predicazione. Si racconta che, appena prima di morire, scrisse con il suo stesso sangue la parola “credo”, segnando per sempre la sua fede genuina.
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