Era la Vigilia di Natale, e la Risolartista aveva deciso di passare quel magico tempo di attesa nella sua seconda casa…
La Pinacoteca di Brera, molto più tranquilla del solito, la circondava con il suo tepore variopinto, mentre ormai il sole scompariva all’orizzonte. Pochi erano i visitatori (quasi tutti stranieri) che gironzolavano affascinati nelle grandi sale napoleoniche. I Milanesi, a quanto pareva, avevano deciso di trascorrere altrove il loro 24 dicembre. La piccola artista, però, era diversa dalla gente comune: per lei, la Vigilia migliore poteva essere solo quella in compagnia dei suoi amati pittori braidensi. Dopo tutto, se il Natale era prima di tutto la venuta del Bambinello, vederlo ritratto quasi su ogni parete era un buon modo per aspettarlo a braccia aperte. Piuttosto che riempirsi gli occhi con le solite lucine e i pacchetti, lì si poteva osservare il visino dolce di Gesù, dipinto dal Luini o dal Solario. Lì si poteva ammirare la Madonna, con le sue vesti morbidamente panneggiate, oppure figurarsi i lontani paesaggi nei dintorni di Betlemme. Insomma, una Vigilia di Natale passata alla Pinacoteca era davvero speciale.
La magia di quei momenti, però, stava per essere messa in secondo piano, da quello che accadde poco dopo.
Mentre era intenta a scrutare i ritratti del Lotto, nella piccola saletta chiamata “Galleria dei Ritratti” (… perché piena di ritratti!), la Risolartista si accorse di un curioso pacchetto regalo incartato per benino, con tanto di fiocco, abbandonato in un angolo. Subito pensò che qualche bimbo, nella fretta di vedere tutte le sale, l’avesse perduto lì. Pensò di prenderlo con sé, sperando che ci fosse scritto qualche indizio sul suo destinatario. In effetti, un destinatario c’era, ma era lei.
Sul bigliettino, con grafia minuziosa ed elegante, c’era un messaggio di auguri con il suo nome. E c’era persino il mittente: il signor Bradburne, il direttore della Pinacoteca.
“A un’artista speciale, dono un’amica speciale con cui condividere e costruire il nuovo museo vivente.”
Che frase enigmatica. Il “nuovo museo vivente”… che cosa poteva significare? La Risolartista, in realtà, un’idea ce l’aveva. Il “museo vivente” era il progetto che Fernanda Wittgens, direttrice di Brera negli anni ’50, avrebbe voluto realizzare. Si trattava di una visione innovativa del modo di accogliere i visitatori al museo: una vera sovversione della tradizione. Se i musei avevano sempre pensato solo a esporre la loro bella collezione (dando poca importanza ai visitatori e alla loro soddisfazione), lei propose per prima un obiettivo diverso. Il suo museo vivente avrebbe dovuto aprirsi al pubblico, e ai cittadini prima di tutto, invitandoli a dialogare con le opere, e a lasciarsi coinvolgere e appassionare. Brera sarebbe diventata così un punto importante della città, un luogo di visita quotidiano per le persone, un posto in cui passare il proprio tempo imparando e divertendosi allo stesso tempo.
… Era un progetto bellissimo. Un progetto, che, però, fu bruscamente interrotto con la morte della grande direttrice. Per fortuna, il suo successore, il signor Russoli, si impegnò a portarlo avanti.
Dopo di lui, ci fu un lungo periodo di “stallo”, in cui tutti i progressi che Brera aveva fatto (pensate che era arrivata anche a ospitare sfilate di moda!) andarono perduti. Finché, non giunse un nuovo personaggio pronto a ricostruire il museo vivente di Fernanda: il signor James Bradburne. La strada era ancora lunga, ma già il suo impegno per aprire la Pinacoteca ad accogliere e appassionare i visitatori si vedeva.
Quel regalo proveniva da lui. Ed era per la Risolartista: forse anche lei, un giorno, avrebbe potuto prendere in mano il progetto di Fernanda, contribuendo in qualche modo alla sua realizzazione. Nel frattempo, continuava a imparare, a comprendere e conoscere lo spirito di Brera fino in fondo.
Come è facile immaginare, non seppe resistere alla tentazione di scoprire cosa ci fosse nel pacchetto, e lo scartò. Vi trovò un’orsetta di pezza, color caramello, o meglio color “Terra di Siena”. Era veramente adorabile. Certo, però, non capiva come l’avrebbe potuta aiutare a costruire il museo vivente: era pur sempre un giocattolo!
Chissà come mai, la magia del Natale (e di Brera) non ha mai fine. Le bastò metterla nello zaino, e portarla davanti al autoritratto di Sofonisba Anguissola (una pittrice donna!), perché questa cominciasse a parlare.
Si chiamava Fernanda… proprio come la vecchia direttrice. In effetti, era stata proprio lei a cucirla, perché le facesse compagnia, prima in carcere, e poi nel suo ufficio di direzione. Dovete sapere, che Fernanda fu una grandissima donna, che, per difendere i suoi ideali, durante la Seconda Guerra mondiale, finì persino in prigione, per aver aiutato alcuni ebrei. Ciò che più ci interessa ricordare di lei qui, però, è il contributo che diede alla Pinacoteca, lottando per ricostruirla dopo che era stata distrutta dai bombardamenti.
Come disse l’orsetta, proprio nel periodo più buio della sua vita, Fernanda l’aveva creata, perché le potesse dare conforto e aiuto a rimanere determinata verso i suoi obiettivi. Anno dopo anno, lei stessa, con i suoi occhietti di tessuto, aveva visto Brera rinascere, e diventare sempre più ricca e affollata. Da brava orsetta che ci sapeva fare con i bambini, aveva contribuito anche lei a ideare qualche proposta per i più piccoli: anche loro avevano il diritto di conoscere e capire le opere conservate in quelle bellissime sale! In fondo, gli scolaretti di allora, sarebbero presto diventati grandi; avendo già una certa cultura artistica, avrebbero potuto passarla ai loro figli, costruendo il futuro del museo.
Potete capire come l’orsetta Fernanda fosse tanto brillante come “assistente museale”, quanto coltissima di pittura di ogni periodo. La direttrice era una storica dell’arte: si era impegnata fin da subito a passarle buona parte della sua cultura artistica. In fondo, non era possibile aiutare a a far nascere il museo vivente, senza conoscere il suo cuore da valorizzare. Un cuore fatto di opere e artisti del passato, meritevoli di essere condivisi con il pubblico più ampio possibile di cittadini.
A sentire questi discorsi, la Risolartista rimase estasiata. Finalmente avrebbe avuto una compagna di passeggiate per le sale napoleoniche, nonché un’aiutante nel suo progetto per il futuro. Il signor Bradburne la aveva fatto davvero un meraviglioso regalo di Natale.
Con l’orsetta Fernanda sulla spalla, ricominciò ad ammirare il ritratto di Sofonisba, certa che l’amica le avrebbe fatto scoprire qualcosa di nuovo. Non a caso, quel dipinto era uno dei preferiti di entrambe…
Lascia un commento