Nel panorama della mia ricerca artistica personale, questa serie di dipinti realizzati nel 2024 raccoglie opere sviluppate attorno al concetto di femminilità etrusca. Un ideale di donna che può avere valore anche per la società contemporanea.
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Il corpus di opere
Questa serie di lavori deriva direttamente dal progetto degli Etruscontemporanei, già cominciato nel 2023. Nuove fonti storiche, letterarie e iconografiche, e altrettante inaspettate esperienze vissute si sono aggiunte. Inevitabile il risvolto nella pittura. Cambia il mezzo: la matita-acquerello sostituisce le forbici. Scompaiono i guerrieri e la violenza, e si intensifica la presenza femminile e botanica. Il messaggio di parità di genere e di lotta ai soprusi nei confronti delle donne rimane lo stesso. Ma la risposta al male si libera dall’aggiungere altro male – anche solo in modo figurato – e lascia tutto lo spazio alle virtù femminili. Prevalgono i boccioli – simbolo di vita che si genera – e le donne. Etrusche, cristiane, dee e persone comuni, contemporanee. Tutte simbolo della dignità e del valore del genere che rappresentano con orgoglio. Ecco le mie Orgogliosamente Etruscontemporanee.
Le etrusche
Al centro della mia ricerca attuale ci sono le donne etrusche. Simbolo di una femminilità emancipata, rispettata, talvolta persino più potente degli uomini. Le parole della studiosa – autrice del saggio che più mi ha ispirato nell’ultimo periodo (Storia culturale degli Etruschi) – sono illuminanti: “Risulta evidente che le donne e le mogli etrusche di classe elevata erano trattate con affetto e tenerezza, e che ricevevano tanto in vita quanto in morte gli stessi onori riservati ai loro mariti. Si muovevano liberamente, anche a bordo di carri, partecipavano ai banchetti insieme ai consorti e prendevano parte agli spettacoli pubblici, sedute sulle tribune in legno […] oppure come artiste nel corso di rituali o rappresentazioni teatrali”.
Ogni volta che imprimo una nuova donna etrusca sulla carta, diffondo un nuovo messaggio di parità tra i generi e una speranza a ripristinare la loro condizione nella società odierna. Una società che sta cambiando, ma in cui mi ritrovo ancora troppo spesso ad aver a che fare con mancanze di rispetto e violenze che mai sarebbero accadute nel mondo etrusco. E mai più dovrebbero accadere.
Le etrusche
Al centro della mia ricerca attuale ci sono le donne etrusche. Simbolo di una femminilità emancipata, rispettata, talvolta persino più potente degli uomini. Le parole della studiosa – autrice del saggio che più mi ha ispirato nell’ultimo periodo (Storia culturale degli Etruschi) – sono illuminanti: “Risulta evidente che le donne e le mogli etrusche di classe elevata erano trattate con affetto e tenerezza, e che ricevevano tanto in vita quanto in morte gli stessi onori riservati ai loro mariti“.
“Si muovevano liberamente, anche a bordo di carri, partecipavano ai banchetti insieme ai consorti e prendevano parte agli spettacoli pubblici, sedute sulle tribune in legno […] oppure come artiste nel corso di rituali o rappresentazioni teatrali”.
Ogni volta che imprimo una nuova donna etrusca sulla carta, diffondo un nuovo messaggio di parità tra i generi e una speranza a ripristinare la loro condizione nella società odierna. Una società che sta cambiando, ma in cui mi ritrovo ancora troppo spesso ad aver a che fare con mancanze di rispetto e violenze che mai sarebbero accadute nel mondo etrusco. E mai più dovrebbero accadere.
Le contemporanee
Partendo dal modello ideale di donna etrusca, la mia ricerca si estende nei secoli più recenti, attenta a collezionare i ritratti di altre grandi figure femminili. Con stilemi analoghi alle Etrusche, ritraggo le eroine che incontro studiando la storia, l’arte, e vivendo il presente. Possono essere donne che si distinsero per le loro doti – nel Medioevo come nel XX Secolo – oppure gloriose martiri ingiustamente condannate. O, ancora, profili interessanti, dipinti dagli artisti che scopro per mostre e musei.
Quel che conta è partire dalle loro storie, dal loro aspetto, per poi rimodularle nello spirito e con le fattezze delle mie Etrusche. Così facendo – una sorta di etruscanizzazione – le rendo tutte simboli della donna forte, colta ed emancipata, quale era quella etrusca.
Le icone sacre etrusche
Tra le immagini femminili che più mi affascinano ci sono le divinità. Le dee antiche soprattutto, venerate nei santuari etruschi, per la loro importanza nella gerarchia del culto. In alcuni casi, infatti, come accadeva a Veio, oppure a Pyrgi, era proprio una dea – dunque una donna – ad essere posta all’apice dell’Olimpo etrusco. Laddove i Greci mettevano sempre Zeus, in alcune città etrusche si venerava Giunone Regina, seguita da altre dee altrettanto importanti, come Menerva (la greca Atena) per i suoi poteri curativi e i vaticini, Turan (dea dell’amore come Afrodite) e Aritmi(Artemide). In altri centri, la massima divinità femminile era chiamata Uni (o in alternativa Norzia). Quel che conta (al di là dei nomi) è il prestigio assoluto assunto dà queste donne divine, che chiama al rispetto nei loro confronti, riconoscendone l’importanza. Raffigurarle come protagoniste delle mie opere è il mio modo per ricordare alla nostra contemporaneità il ruolo del genere femminile, non meno degno di essere venerato su un altare rispetto agli dei uomini.
Le icone sacre cristiane e orientali
Accanto alle divinità etrusche, c’è la Madonna. Da cristiana credente, dipingerla è per me un atto di preghiera, doppiamente forte per l’impegno nel gesto pittorico. Le riconosco il valore di esempio per le donne di oggi, ma ancor più una madre a cui rivolgersi quando ci si sente sconfortati. In passato, erano “di moda” i quadri di Madonne destinati alla devozione privata. C’era bisogno di un’immagine per cercare forza e ristoro. Dialogare con un soggetto visibile, infatti, è molto più facile per noi essere umani. Mi rendo conto di come quel bisogno di conforto dall’esterno ci sia ancora; non vale lo stesso per la produzione di icone che facilitano la cosa. Gli artisti hanno interrotto questo tipo di commissioni – un tempo molto prestigiose – ma la necessità rimane. E lo si vede nel “conforto fittizio” che si tende a cercare su Internet. Molte volte, penso che trovare un momento per raccogliersi e pensare, rivolgendosi alla Madonna (o al proprio io interiore, se non si è cristiani), aiuterebbe molto. Le mie iconerispondono a questo intento.
Il cerchio sacro si chiude con le divinità orientali – ovviamente femminili – per indagare nelle altre culture il ruolo della donna nelle diverse filosofie di pensiero. Trovarle – in credi maschiocentrici come il confucianesimo – non è facile. Ma qualche raro esempio c’è ed è lo spunto per raccontare come ci possa essere speranza anche nei terreni apparentemente più aridi e avversi alle donne.
La botanica e la natura selvaggia e rigogliosa
Centrale – immancabile – è la botanica. Fiori di ogni tipo, foglie ampie dalle venature ricche. Ogni esemplare proviene dalle campagne umbre, dal mio terrazzo milanese, o dai miei incontri cittadini. L’accostamento natura rigogliosa – donna fortifica quest’ultima, che risulta in armonia con il mondo terreno e ne riconferma la sua importanza per la generazione della vita e non solo. La donna e la sua mente sono terreni fertili per produrre anche cultura, progetti utili alla società, e ovviamente arte. La ricchezza della natura e dei frutti che regala all’essere umano simboleggiano le capacità e le risorse delle donne, che possono contribuire a ogni settore produttivo e sociale. Se solo sono poste nelle condizioni per poterlo fare; e questo spetta alla società stessa accettarlo e renderlo possibile.
L’essenziale della forma umana nei bronzi e nelle ceramiche
I bronzi e le ceramiche etrusche – arricchite dai manufatti greci importati in Etruria e destinati all’aristocrazia locale – sono i riferimenti formali chiave nelle mie opere. Le loro forme essenziali, prive di pudore e simboliche guidano la mia mano nella loro reinterpretazione.
Ne apprezzo gli atteggiamenti di preghiera devota ma composta, con le braccia aperte, che si ritrova spesso nei bronzetti votivi. Il nesso diretto è all’orazione del Padre Nostro cristiano, di solito fatta nella stessa posizione. La preghiera etrusca, però, ha il valore aggiunto di trasmettere lo stesso atteggiamento che si vede negli affreschi rinascimentali, ma in modo più puro e semplice. Coglie il cuore del gesto e va diritto al punto.
Un secondo mantra formale sono le donne piangenti, molto comuni nella ceramica e nei bronzi provenienti dalle tombe. Le loro pose ed espressioni – una varietà ricchissima – si ritrovano anch’esse nei miei dipinti. In questi, portano un lutto lontano dalla loro epoca: piangono per la violenza nei confronti delle donne contemporanee. La speranza nei loro volti prega in un futuro di cambiamento.
La tecnica e il suo significato
Dopo un lungo periodo di sperimentazione con i papiers découpés – carta dipinta e poi ritagliata e incollata – matissiani, ho preso in mano l’acquerello. O meglio: le matite-acquerello.
La matita, primo segno lasciato sulla carta, è un medium vicino all’idea di lavoro da ufficio e altrettanto prossimo alla scrittura utilitaristica e produttiva. È il ponte tra la mia vita borghese e quella di artista.
Una volta che la figura (un suo brandello, poiché procedo a piccole porzioni di foglio) è tracciata e campita a matita, entrano in gioco l’acqua e il pennello. È lo spirito artistico ed etrusco che diventa prevalente, e guida l’immagine definendone i contorni, ampliandoli a nuovi mondi a metà tra contemporaneo e antico. La mia mente è affollata di baluginii di decorazioni di vasi, di bronzi, di stampe orientali. Pur inconsciamente, il pennello tenta di ispirarsi ad essi quando espande il colore sulla carta. E ogni giorno lo fa in modo diverso, a seconda dell’emozione del momento. Così facendo, anche figure “sorelle” parte dello stesso dipinto sono tutte – imperfettamente – diverse tra loro.
I colori dell’Etruria, La carta e il piccolo formato
La mia tavolozza è piena di gioia di vivere e di paesaggi d’Etruria. Intorno a me cerco colori vividi, allegri, che diffondano vibrazioni positive. Li trovo nei fiori, sulla buccia dei frutti di stagione, tra le foglie dei rovi e dei boschi in cui passeggio in riva al Lago Trasimeno.
La scelta del supporto, carta in fibra di cotone a grana molto grossa e di piccolo formato, ha un suo significato. Mi piace l’effetto grezzo e impreciso della grana, e penso le mie opere come piccoli quadri destinati alla devozione privata. Devozione al sacro, alla Madonna, quando questa è protagonista. Devozione alla donna indipendente, rispettata, e colta: l’ideale a cui tutte dovremmo aspirare. E devozione alle credenze – di ogni tipo – a cui ciascuno è legato. Non è un’arte che divide, ma che vuole essere aperta e accogliente nei confronti di chi proviene da tradizioni diverse.