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Emma Sedini, Onibaba - luce e ombra nella donna d’Oriente, 2024, matita-acquerello su carta, 13x23cm

Onibaba. Luce e ombra nella donna d’Oriente

Il dualismo tra gli opposti è un tema chiave nella cultura orientale. Ogni cosa ha le sue luci e ombre, e ciascun aspetto è essenziale. Vale per tutti, e ancor più per la donna. Come  disse la scrittrice giapponese Enchi Fumiko:

 “Così come esiste un archetipo muliebre amato dagli uomini, nello stesso modo vi deve essere un genere di donna da essi eternamente temuto

Da questa riflessione – luce e ombra nella donna d’Oriente – nasce la mia opera: Onibaba. Raccoglie in un piccolo acquerello tutta la forza – schiacciata nello spazio ristretto – dei due opposti. La donna-luce e la donna-ombra.
Comincio con la seconda: l’ombra. Meglio, le ombre, ossia le mostruosità femminili immaginate nella cultura popolare giapponese. Si vedono ai lati, compresse, dipinte di toni scuri che offuscano i loro colori originali. Onibaba (titolo dell’opera) è proprio il nome comune usato in Giappone per definire i demoni-donne. 
Sono tantissime le leggende di cui le Onibaba (e gli altri mostri femminili) sono protagoniste. La trama tipica comincia con una donna all’apparenza incantevole, di cui uno sventurato uomo si innamora. I due si uniscono, con la promessa che lui non la guardi (ad esempio) mentre mangia, o partorisce. Ma lui, troppo curioso, cede alla tentazione… la donna rivela allora la sua natura demoniaca, e diventa spietata nei confronti del compagno.
Dunque: prima luce, e poi buio. Così nell’opera le ombre offuscano i colori originali di quelle che sembravano donne, e ora sono demoni. 

Emma Sedini, Onibaba - luce e ombra nella donna d’Oriente, dettaglio, 2024, matita-acquerello su carta, 13x23cm
Emma Sedini, Onibaba – luce e ombra nella donna d’Oriente, dettaglio, 2024, matita-acquerello su carta, 13x23cm

Passiamo alla luce, rappresentata al centro, avvolta da tenui tinte diafane. È l’immagine della divinità buddista Guanyin: una delle rarissime donne in questa religione, intrinsecamente maschiocentrica. Secondo il credo, è associata alla compassione, alla misericordia. Dunque: alla luce in fondo al buio dei mali. L’iconografia riprende una statuetta di porcellana del Museo Poldi Pezzoli, che mi ha colpito quest’estate. Mi ha catturato per il modo in cui riluceva illuminata dai raggi solari: era già di per sé bagnata di luce divina

Emma Sedini, Onibaba - luce e ombra nella donna d’Oriente, 2024, matita-acquerello su carta, 13x23cm
Emma Sedini, Onibaba – luce e ombra nella donna d’Oriente, 2024, matita-acquerello su carta, 13x23cm

La mia versione gioca molto sul simbolo della luce, a cui l’ho associata. È infatti dipinta a partire da una foto della statuetta, a cui ho prima aumentato al massimo la luminosità. Ciò che rimane – e che è visibile – sono solo le ombre, minime, dei colori. Si intuisce dunque la forma originaria dalle decorazioni dell’abito, e dalle pieghe più profonde. Un minimalismo – possibile solo grazie al soggetto fatto di porcellana bianca – che rimanda ancora una volta a luce e ombra e alla loro complementarietà. 
A completare la scena, due fiori – il loto e il crisantemo – rispettivamente associati a vita e morte. E dunque a luce e ombra. Vederli entrambi dipinti con la stessa gamma cromatica a metà strada tra l’eccesso di luce e di ombra suggerisce una verità di fondo. Ossia l’equilibrio – inevitabilmente necessario – che perdura eternamente tra le due. 

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