Per qualche mese ancora, tutti coloro che temono i numeri fin dalle prime ore di matematica a scuola, hanno un’occasione per riscattarsi. E il posto in cui essere testimoni di questa rivalutazione del mondo numerico è inaspettato quanto una simile premessa.
Si tratta di una banca. Una banca storica di Milano, che, fin dal lontano 1871, ha fornito e continua tutt’oggi a fornire servizi di cambiavalute (e non solo!) a cittadini e stranieri. Il suo nome? Banca Cesare Ponti. L’indirizzo non è difficile: recatevi in piazza del Duomo, e fatevi strada tra la folla (e piccioni) fino all’angolo sinistro del Portico Settentrionale.
Qui, da ormai sei mesi a questa parte, l’arredo ligneo che ricorda i tempi d’oro della Belle Époque è contrastato da colori sgargianti e forme geometricamente intricate. Sono le opere parte della mostra “Numerismi”, che la banca ospita con l’obiettivo di avvicinare l’arido (almeno secondo i luoghi comuni) ambiente finanziario all’arte contemporanea. La firma è quella di Adriano Attus, direttore creativo del Sole24Ore, nonché artista sanremese dalla mente affollata di giochi matematici. Con le sue composizioni diabolicamente studiate con calcoli e spunti riflessivi, è capace di far emergere la bellezza del mondo numerico anche agli occhi di chi, la matematica, proprio non la può soffrire. Per dare almeno un’ultima chance di redenzione a questa materia “ostica” vale la pena dare un’occhiata più da vicino…
La prima sezione della mostra raccoglie i lavori cronologicamente più arretrati (2014-2015) ed è incentrata sulla trasposizione del numero sulle pagine dei giornali. A quei tempi, l’artista, alle prese con l’universo della carta stampata, aveva notato come la sovrabbondanza di cifre e dati numerici non facesse altro che confondere i lettori. Un controsenso che, però, ci capita tutt’oggi di vedere confermato nel nostro quotidiano. Pensate al Covid, e a quanto i numeri ci abbiano annebbiato la mente (per non dire ingannato!), anziché aiutare a capire. Ecco: questo essere spaesati è proprio il sentimento che emerge nelle serie di numeri da 1 a 9 delle tre opere al di là delle scrivanie (notare come banca e arte si intrecciano anche nella disposizione!). Per non parlare, poi, dei “Mandala Interrotti”: una serie di frammenti di serie numeriche disposte a cerchi perfetti. Sta a voi osservatori il ricostruire le figure, fidandovi del fatto che, come si nota dal piccolo solco sulla superficie, i numeri siano davvero stati disposti in un cerchio fatto a compasso! L’intento di Attus è quello di far esperire l’atto di “ricostruzione del contesto” che si è soliti fare con le notizie della stampa. Dalle varie fonti si ottengono dei pezzi, ma sta al lettore il rimetterli insieme per ottenere un’immagine d’insieme. Così come si ha generalmente fiducia nei giornalisti che scrivono gli articoli di cronaca, così si deve avere anche nell’artista… che ha usato addirittura il compasso per fare i suoi cerchi. Qualche dubbio rimane… chi ci assicura che le parole dei quotidiani siano sempre la verità?!
Entrando all’interno (o uscendo) della banca, ricordatevi di fare attenzione e alle vetrine. Queste, infatti, ospitano tre opere della collezione dedicata alle figure geometriche (2016-2017), le “Neometrie”. In esse, il numero si fa matrice di giochi di forme e colori, composti da tante tessere ricombinabili a piacimento dell’artista. In “Checks”, ognuno degli 81 quadrati è suddivisa in quattro pezzi assemblati in modi diversi; in “Labirint” i quadrati policromi creano un pattern che ricorda i soffitti delle moschee. Infine, c’è “Lens” (riprodotta in plexiglass anche all’interno) con triangoli di tre dimensioni e tre tinte, che possono essere spostati in modo sempre nuovo, con un quantitativo totale di combinazioni che è una cifra con 120 zeri… quasi infinito, insomma.
Spostandosi all’interno, l’occhio non si farà sfuggire “Circles”, l’ultima Neometria fissa, costruita con 64 quarti di cerchio. Lungo le diagonali, il colore è uniforme, malgrado ci si illuda del contrario mentre si è intenti a non perdersi tra una curva e l’altra…
È il momento del pezzo forte della mostra; quello che inaugura il terzo ciclo produttivo di Attus, fresco fresco di esperienza pandemica.
… sentite un certo suono armonico e melodioso? È proprio lui, “Planet”. La stessa opera che accoglie in vetrina accanto alla porta d’ingresso è digitalizzata in un angolo del salone, rivelando la sua doppia natura di dipinto ed NFT. L’artista, infatti, dopo averla creata con il pennello (ogni puntino è tracciato dalla sua mano inverosimilmente precisa), ha deciso di trasferirla nell’universo digitale, suddividendola in tanti singoli NFT acquistabili come cripto-opere d’arte.
In questo complesso di forme rotanti dai mille colori si può pienamente apprezzare il messaggio che un po’ tutta l’arte di Adriano Attus cerca di evocare: la bellezza di ciò che è numero. Tanto più, visto che l’opera è stata realizzata in piena pandemia, quando il nostro rapporto con i numeri era diventato particolarmente conflittuale e negativo. La matematica, al contrario dell’opinione comune, può essere variopinta e splendidamente affascinante… basta guardarla dal punto giusto. Qui, le figure ideate secondo una logica complessissima (e matematicamente perfetta) vi faranno davvero apprezzare il suo lato “creativo”.
Come intuire (anche solo da lontano) il pensiero costruttivo che vi è dietro? Tutto parte dal punto, quale più semplice e puro tra i protagonisti del piano cartesiano. Poi, se unite due punti, otterrete un segmento (se lo cercate, c’è anche lui!). E con questo segmento potrete mettere insieme ognuna di queste forme poligonali, che rappresentano ciascuna un numero da 1 a…100!
Prima di incantarvi in trance davanti ai moti rotanti di “Planet”, dedicate l’ultimo momento di lucidità all’installazione conclusiva della mostra: quel totem che troneggia al centro del salone. Con un po’ di fantasia, riconoscerete su ogni tessera una delle cifre che compongono il numero “150”… come le candeline che Banca Ponti ha da poco soffiato sulla sua torta di compleanno. Dal 1871, il suo banco di cambio offre i suoi servigi ai milanesi (e non solo); quest’opera vuole celebrarne l’evento, quanto lo spirito unico che la guida. Quando si sente parlare di “banca di famiglia”, intesa come una banca che è attenta al cliente, e cerca di creare un’atmosfera familiare pur negli automatici servizi finanziari, potete citarla come esempio. E i tre numeri del totem rappresentano bene il concetto: l’uno è il cliente, lo zero è la banca, e il cinque (che fonde le forme degli altri due) è l’incontro che avviene quotidianamente allo sportello di quell’ormai plurisecolare bancone di mogano intarsiato.
A Banca Ponti, anche i numeri hanno una certa bellezza.
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